Atto notorio o dichiarazione sostitutiva: come dimostrare la qualità di erede nella successione?
- sofiazanelotti
- 2 ore fa
- Tempo di lettura: 5 min
Immagina di aver appena perso un familiare e di dover sbloccare il conto corrente su cui si appoggiavano le spese di casa. La banca ti chiede di provare che tu sia davvero tra gli eredi. A questo punto, due sono le strade: l’atto notorio redatto dal notaio o la dichiarazione sostitutiva firmata da te stesso. Qual è la scelta giusta? Nei prossimi paragrafi scioglieremo i dubbi, con esempi concreti e un occhio alle ultime novità fiscali.

Perché serve un documento che attesti chi sono gli eredi
La legge italiana impone di individuare con certezza chi subentra nei diritti del defunto. Non basta, infatti, dichiararsi a voce: occorre un titolo scritto che abbia forza di prova.
In mancanza, non si possono volturare immobili, incassare polizze o anche solo disporre di un deposito titoli. Ecco perché il legislatore offre due strumenti alternativi:
l’atto notorio: un atto pubblico con “fede privilegiata”, redatto davanti al notaio (o a cancelliere) e a due testimoni;
la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà prevista dal D.P.R. 445/2000, che l’interessato sottoscrive in autonomia.
La ratio è semplice: assicurare certezza giuridica, ma, al contempo, consentire una via più snella quando i rischi sono contenuti.
Atto notorio: l’opzione notarile dal peso specifico
L’atto notorio si fonda sul combinato disposto degli artt. 2699-2700 c.c. e della Legge Notarile del 1913. Per il cittadino significa tre garanzie inattaccabili:
Data certa: la firma del notaio viene registrata entro trenta giorni, cristallizzando il momento in cui l’atto nasce.
Opponibilità erga omnes: vale verso chiunque, inclusi registri immobiliari e conservatorie.
Fede privilegiata: se una parte contesta, dovrà avviare un vero giudizio di falso.
Un aneddoto dal fronte pratico
Lo studio ForLife ha recentemente assistito una famiglia con due figli minorenni e un patrimonio immobiliare a Milano. Grazie al nostro team sia l’atto notorio sia l’autorizzazione all’accettazione con beneficio d’inventario è stato fatto nello stesso giorno. Risultato? Pratica chiusa in tre settimane anziché attendere i consueti mesi del tribunale tutelare.
Costi e tempi
Chi sceglie l’atto notorio deve mettere in conto l’onorario del professionista, l’imposta di registro di 200 euro e i bolli (16 euro ogni quattro facciate). Ma è il prezzo della massima tutela, soprattutto quando l’eredità include immobili, società o crediti di valore elevato.
Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà: l’autocertificazione che accelera la procedura
La dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà nasce per snellire i rapporti con la Pubblica Amministrazione. Redigerla è semplice: basta compilare il modello ex art. 47 D.P.R. 445/2000, allegare un documento d’identità e, se richiesta da un privato, far autenticare la firma.
Per la successione ereditaria si rivela utilissima quando:
occorre allegarla alla dichiarazione di successione telematica (quadro EG);
si deve presentare domanda di pensione di reversibilità o voltura Tari;
la banca aderisce alla semplificazione introdotta nel 2011.
Il risparmio è tangibile: niente parcella notarile, niente bolli se il documento è destinato alla PA. Resta, tuttavia, un limite strutturale: la dichiarazione sostitutiva vale come scrittura privata verso i soggetti privati e non gode della fede privilegiata. Chi dichiara il falso rischia sanzioni penali ex art. 76 D.P.R. 445/2000.
Quando scegliere l’una o l’altra: criteri pratici
La decisione non è soltanto questione di budget, ma di rischio. Di seguito, in veste narrativa e senza elenchi puntati, proponiamo quattro domande chiave da porsi.
Prima di tutto, che tipo di beni compongono l’asse ereditario? Se ci sono quote societarie o immobili di pregio, l’atto notorio mette al riparo da future contestazioni. In secondo luogo, chi è il destinatario del documento? Le banche, in molti casi, accettano la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, ma non tutte; conviene verificare la modulistica interna prima di optare per l’autocertificazione. Terzo aspetto: sono coinvolti minori o soggetti incapaci? In presenza di tutele o curatele la via notarile consente di ottenere, nello stesso atto, l’autorizzazione necessaria. Infine, quanto conta la rapidità? Una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà pronta in un pomeriggio può rivelarsi decisiva per pagare bollette o stipendi senza incappare in scoperti bancari.
Novità fiscali 2025: l’autoliquidazione dell’imposta di successione
Dal 1° gennaio 2025, il d.lgs. 139/2024 introduce il nuovo quadro EF del modello telematico, permettendo l’autoliquidazione dell’imposta di successione. L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il controllo sarà effettuato ex post: ciò conferma che la sostitutiva di atto di notorietàresta sufficiente, purché indichi in modo puntuale dati anagrafici degli eredi ed eventuale testamento. Attenzione, dunque, a compilare correttamente la sezione “allegati”, pena sanzioni o richieste integrative.
ATTENZIONE A COSA DICHIARI!
Affidarsi alla forma senza ponderare il contenuto di un atto notorio o di una dichiarazione sostitutiva è come firmare un contratto in bianco: se ometti – magari in buona fede – l’esistenza di un mutuo o di un co-erede, l’errore non resta sulla carta ma si traduce in responsabilità illimitata per tutti i debiti del defunto, perché con l’accettazione pura e semplice il tuo patrimonio personale diventa aggredibile dai creditori (banche comprese) alla stessa stregua di quello ereditato.
E non basta “correggere” dopo: se la banca ha già erogato fondi o l’immobile è stato volturato, l’atto potrà essere impugnato per nullità e tu potresti dover restituire quanto incassato, oltre al risarcimento danni agli altri aventi diritto.
Sul piano penale ogni parola pesa persino di più: nella dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà il legislatore equipara il dichiarante a un pubblico ufficiale, perciò un dato anagrafico falsato o un’eredità “ripulita” di passività integra il reato di falso ideologico ex art. 483 c.p., punito fino a due anni di reclusione, richiamato dall’art. 76 D.P.R. 445/2000;
Se invece la menzogna finisce in un atto pubblico, la stessa può trasformarsi in falso in atto pubblico (artt. 476-479 c.p.) con pene che arrivano a dieci anni di carcere, oltre all’uso di atto falso ex art. 489 c.p., perché l’atto gode di “fede privilegiata” e la querela di falso è l’unica via di salvezza.
In sintesi, una frase distratta può costarti la casa ereditata, i tuoi beni personali e – nei casi peggiori – la libertà personale: ecco perché, prima di dichiarare “gli unici eredi siamo noi” o “non esistono debiti”, è fondamentale verificare con scrupolo documenti, testamenti e passività, valutare l’accettazione con beneficio d’inventario quando il passivo è incerto e, soprattutto, redigere i documenti con l’assistenza di ForLife che sà mettere per iscritto solo ciò che può resistere a controlli bancari, fiscali e giudiziari.
Conclusioni
Atto notorio e dichiarazione sostitutiva mirano allo stesso obiettivo: provare chi sono gli eredi. Il primo offre una corazza giuridica di altissimo livello, ideale per patrimoni complessi o quando si interagisce con registri pubblici e tribunali; la seconda esprime l’anima della semplificazione amministrativa, perfetta per patrimoni modesti e procedure esclusivamente telematiche.
Il segreto è valutare caso per caso, bilanciando costi, rapidità e grado di rischio.
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