Chi non può ereditare secondo la legge italiana? L'incapacità a succedere
- sofiazanelotti
- 5 ago
- Tempo di lettura: 3 min
Quando si parla di incapacità a succedere, il Codice civile non lascia spazio a interpretazioni estensive: le situazioni sono tassative e riguardano soltanto chi, nel momento in cui nasce la disposizione testamentaria, ricopre un preciso ruolo giuridico. In altre parole, la stessa persona – tolto quel ruolo – potrebbe tranquillamente diventare erede.

Quando il tutore deve restare a mani vuote
Immagina Luca, divenuto tutore dell’anziano zio Carlo dichiarato interdetto. Durante la tutela, Carlo decide di nominare erede proprio il nipote-tutore. Peccato che l’art. 596 c.c. renda nulla quella disposizione sino a quando il tribunale non abbia approvato il rendiconto di gestione – salvo che Luca sia un discendente diretto o il coniuge dello zio.
Lo scopo? Evitare che il tutore, gestendo il patrimonio del tutelato, ne condizioni la volontà.
Notai, testimoni e interpreti: il testamento non premia chi lo redige
In un celebre caso del 2019, un testatore lasciò una cospicua quota al notaio che aveva raccolto il testamento pubblico. Il giudice dichiarò nulla la disposizione richiamando l’art. 597 c.c.: chi formalizza l’atto (o vi partecipa come testimone o interprete) non può diventarne beneficiario, onde salvaguardare l’imparzialità del rogito.
Chi scrive o custodisce un testamento segreto non può beneficiarne
Nel testamento segreto, spesso redatto “di proprio pugno” e consegnato in busta chiusa, lo scrivente o il notaio che lo conserva devono restare spettatori neutri ( art. 598 c.c. ). Solo se il testatore approva di suo pugno le disposizioni, la nullità cade: un dettaglio che, nella pratica, molti ignorano fino alla lettura dell’atto.
Le persone interposte: niente scorciatoie familiari
E se il notaio cercasse di aggirare il divieto intestando il lascito alla moglie? Anche questa mossa è bloccata. L’art. 599 c.c. estende l’incapacità ai parenti più stretti dell’incapace, definiti “persone interposte”, evitando così doni mascherati.
L’amministratore di sostegno tra assistenza e conflitto d’interessi
Figura più moderna rispetto al tutore, l’amministratore di sostegno – pensiamo a Chiara che affianca il fratello disabile – si vede applicare, per analogia, gli stessi limiti: l’art. 411 c.c. richiama direttamente l’art. 596. Tuttavia, se Chiara è parente entro il quarto grado o convivente stabile, la legge le permette di ereditare, riconoscendo il valore affettivo del rapporto.
Che cosa succede quando la disposizione è nulla?
Una clausola nulla “salta” senza travolgere l’intero testamento: la quota destinata al soggetto incapace rientra nell’asse ereditario e viene redistribuita secondo le altre volontà del defunto o, in mancanza, seguendo le successioni legittime. Gli eredi chiamati possono agire in tribunale per far dichiarare la nullità – ma il termine di prescrizione ordinaria è decennale.
Due storie che insegnano
Caso Rossi: il signor Mario, tutore del cugino, incassa premi assicurativi in qualità di beneficiario indicato in polizza prima della tutela. Qui la nomina è valida perché l’incapacità è relativa al momento della designazione, non al pagamento del premio.
Caso Bianchi: la signora Elena, interprete LIS durante un testamento pubblico, riceve in dono un quadro dal testatore il giorno seguente, con atto distinto. Il dono è valido: l’incapacità si riferisce unicamente alle disposizioni “in quel” testamento.
Conclusione
Conoscere i casi in cui la legge esclude qualcuno dall’eredità è essenziale per evitare sorprese e liti familiari. Se hai dubbi su tutore, notaio o amministratore di sostegno in rapporto alle tue ultime volontà, parlane con professionisti che conoscono a fondo queste regole.
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