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Chiamato possessore o non possessore: quali obblighi ha chi eredita?

  • sofiazanelotti
  • 30 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 31 mag

Quando si apre una successione, la prima distinzione che il Codice civile italiano fa riguarda il chiamato possessore e il chiamato non possessore. Comprendere a quale delle due categorie si appartiene è cruciale, perché da questo dettaglio dipendono scadenze, responsabilità e perfino la possibilità di essere citati in tribunale.



Chi è il “chiamato possessore”?

Immaginiamo che Tizio sia proprietario di un rustico in campagna.

Ben prima della sua morte, l’amico Caio abita lì stabilmente con il consenso di Tizio: ne cura l’orto, paga le bollette e ha di fatto la disponibilità materiale del bene. Alla morte di Tizio, Caio è chiamato all’eredità già nel possesso di quel rustico. Non importa come vi sia entrato (comodato, locazione, concessione di favore): conta solo la situazione di fatto.


Per il chiamato possessore scatta subito l’art. 485 c.c.: entro tre mesi dall’apertura della successione (o da quando ne ha notizia) deve redigere l’inventario. Se non lo fa, la legge lo considera automaticamente erede puro e semplice, con tutte le responsabilità verso i debiti del defunto. Dopo l’inventario, ha quaranta giorni per decidere se accettare o rinunciare; tacere equivale ad accettare.


E il “chiamato non possessore”?

Diversa la posizione di chi non ha ancora “toccato con mano” i beni ereditari. Pensiamo a Sempronio, nipote di Tizio, che vive a chilometri di distanza e non ha mai messo piede nel rustico. Finché rimane fuori dal possesso, Sempronio può scegliere con calma: l’art. 487 c.c. gli consente di dichiarare l’accettazione con beneficio di inventario fino alla prescrizione del diritto (tipicamente dieci anni). Solo dopo la dichiarazione scatteranno i tre mesi per completare l’inventario; se tace oltre quel termine, diventa erede puro e semplice.


Quando la procedura parte dall’inventario e non dalla dichiarazione (ipotesi rara ma possibile), Sempronio avrà invece quaranta giorni dopo l’inventario per accettare: decorso il termine, perde addirittura il diritto di accettare.


Se poi un creditore dell’eredità volesse citarlo in giudizio, non potrebbe farlo finché Sempronio resta fuori dal possesso: dovrebbe prima chiedere al giudice la nomina di un curatore dell’eredità giacente ai sensi dell’art. 528 c.c. È un meccanismo di tutela che impedisce di colpire chi, di fatto, non ha ancora la gestione dei beni.


Perché il possesso cambia tutto? Un esempio pratico

Supponiamo che Tizio lasci in eredità anche un vecchio furgone gravato da contratti di leasing arretrati.

  • Scenario A – Chiamato possessore: Caio ha già le chiavi, usa il mezzo e viene fermato per un controllo: l’ente finanziatore potrà rivolgersi direttamente a lui perché la legge lo considera “erede” se non ha fatto l’inventario nei tre mesi.

  • Scenario B – Chiamato non possessore: Sempronio non ha mai usato il furgone. Finché resta fuori dal possesso, nessuno potrà agire contro di lui; dovrà prima essere nominato un curatore o egli stesso dovrà subentrare formalmente accettando.


Inventario: uno strumento, due funzioni

Il beneficio di inventario non è un capriccio burocratico: è lo scudo che separa il patrimonio personale del chiamato da quello del defunto. Ecco perché le norme inaspriscono le scadenze per chi è nel possesso: chi già maneggia i beni deve “giocare a carte scoperte” in fretta, evitando che debiti celati danneggino i creditori.


Azioni urgenti e poteri di amministrazione

Tanto il chiamato possessore quanto il non possessore condividono i poteri conservativi dell’art. 460 c.c.: possono, ad esempio, stipulare un’assicurazione sulla casa ereditata o pagare spese indifferibili per evitare danni. Tuttavia, solo se il chiamato possiede i beni può anche difendere l’eredità come convenuto in giudizio (art. 486 c.c.).


Conclusioni – Come muoversi con sicurezza

Se hai appena perso un familiare e ti trovi di fronte a immobili, conti o semplici oggetti del defunto, chiediti subito: “Sono già nel possesso di qualcosa?”

  • Se la risposta è sì, segna sul calendario la scadenza dei tre mesi per l’inventario.

  • Se la risposta è no, valuta con un professionista se e quando accettare col beneficio di inventario, ricordando che il tempo gioca a tuo favore solo finché resti fuori dal possesso.


Per ogni dubbio, lo Studio ForLife, specializzato in successioni ereditarie, è a tua disposizione: trasformiamo norme complesse in soluzioni concrete, proteggendo sia il patrimonio sia la serenità familiare. Visita il nostro sito e contattaci per fissare un appuntamento.

 
 
 

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