Come costituire una fondazione con il testamento?
- sofiazanelotti
- 16 lug
- Tempo di lettura: 3 min
L’idea di trasformare il proprio patrimonio in una fondazione capace di perseguire uno scopo sociale o culturale affascina molte persone. Ma quali sono i passaggi per farlo direttamente nel testamento? In questo articolo ti accompagniamo – senza giuridichese – tra regole, esempi pratici e qualche curiosità, così che tu possa capire se questa strada è adatta ai tuoi valori e ai tuoi eredi.

Fondazione testamentaria: cosa significa davvero
Immagina di voler destinare una quota dei tuoi beni alla promozione della poesia italiana. Nel linguaggio tecnico si parla di fondazione testamentaria quando il testatore, nel proprio atto di ultima volontà, crea un ente dotato di personalità giuridica e gli assegna un patrimonio dedicato a uno scopo meritevole. L’articolo 14 del Codice civile consente di farlo «anche con testamento», senza obbligo di notaio in sede di redazione: il testamento olografo è sufficiente, purché poi venga pubblicato da un notaio dopo la morte.
Atto di fondazione e atto di dotazione: due facce della stessa medaglia
Nel documento devono comparire due dichiarazioni, spesso scritte in un unico periodo:
la volontà di costituire l’ente (atto di fondazione);
l’indicazione dei beni che ne costituiranno il patrimonio iniziale (atto di dotazione).
C’è dibattito tra studiosi: per alcuni si tratta di due negozi distinti che convivono nello stesso testamento; per altri, di un unico “atto complesso” in cui volontà e patrimonio sono inscindibili.
Nel concreto, a te testatore interessa soprattutto la chiarezza: se specifichi lo scopo (“favorire lo studio della poesia”) e individui i mezzi (“destino 500.000 euro”), il notaio potrà avviare l’iscrizione della fondazione nel registro delle persone giuridiche e darle piena operatività.
Esempio reale: la biblioteca che non rischiò di finire in soffitta
Qualche anno fa una signora di Trieste, appassionata di storia locale, temeva che la sua collezione di volumi rari venisse dispersa dagli eredi. Nel testamento olografo ha quindi istituito la Fondazione Maria Rossi “per la tutela della bibliografia triestina” e le ha assegnato non solo i libri, ma anche un appartamento da affittare per coprire le spese di catalogazione. Dopo la pubblicazione del testamento, la Prefettura ha riconosciuto la fondazione: oggi quei libri sono consultabili dagli studiosi e l’affitto dell’immobile garantisce, anno dopo anno, la copertura dei costi di restauro.
Perché scegliere la fondazione (e quando è meglio evitarla)
Protezione del patrimonio: i beni destinati alla fondazione escono dalla massa ereditaria e non possono essere venduti dagli eredi.
Continuità dello scopo: lo statuto può garantire che la missione resti immutata anche cambiando i componenti del consiglio di amministrazione.
Flessibilità di governance: puoi stabilire regole di nomina degli amministratori, quote di partecipazione di familiari e figure esterne esperte.
Ci sono però situazioni in cui l’istituzione di una fondazione rischia di complicare la vita ai successori: ad esempio, quando il patrimonio è limitato o frammentato, o quando gli eredi sono in conflitto e potrebbe risultare più semplice attribuire direttamente i beni a persone fisiche o enti già esistenti.
In conclusione
La fondazione testamentaria è uno strumento potente per trasformare un patrimonio in un progetto durevole, a beneficio di una comunità o di una causa che ti sta a cuore. Richiede tuttavia chiarezza di intenti, coerenza fra scopo e risorse, e una stesura accurata dell’atto. Se sogni di lasciare un’eredità che vada oltre il semplice passaggio di beni, questa potrebbe essere la soluzione giusta.
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