Come funziona il conguaglio tra eredi, voluto dal testatore?
- sofiazanelotti
- 14 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Quando un’eredità è composta da beni di valore diverso, garantire a ciascun erede la stessa “fetta di torta” non è sempre semplice. Pensiamo a un genitore che lasci ai due figli solo due appartamenti: uno vale 200 000 €, l’altro 300 000 €. Per evitare che uno dei due riceva di più, la legge prevede il cosiddetto conguaglio: chi ottiene il bene più costoso versa la differenza in denaro all’altro, così che entrambi ricevano un valore pari a 250 000 €.

Perché nasce il conguaglio
Nel linguaggio giuridico si parla di divisione ereditaria: una vera e propria “spartizione” dei beni del defunto fatta dal testatore.
L’art. 728 del Codice civile stabilisce che «l’ineguaglianza in natura si compensa con un equivalente in danaro». In altre parole, se non si possono creare porzioni identiche usando solo i beni ereditari, la differenza si equilibra con il contante.
Il dilemma del testamento
Finché sono gli eredi a dividere fra loro il patrimonio, non ci sono problemi: basta accordarsi sul versamento. Ma cosa succede se il riequilibrio viene previsto direttamente dal testatore? Può davvero ordinare a un figlio di pagare del denaro che, tecnicamente, non fa ancora parte dell’eredità?
Conguaglio “classico” o legato di credito?
Gli studiosi si sono divisi su questo punto:
Tesi restrittiva
Il conguaglio in denaro – dicono alcuni – presuppone che quel denaro sia già dentro l’eredità. Se manca liquidità, il testatore non potrebbe obbligare nessuno a tirar fuori soldi propri: in mancanza di contante, l’unica soluzione sarebbe rivedere la divisione o rischiare l’azione di lesione (l’impugnazione per squilibrio superiore a un quarto).
Tesi estensiva
Altri ritengono, invece, che il conguaglio resti possibile anche senza contanti in massa: il testatore può disporre un vero e proprio legato di credito in favore del coerede svantaggiato. L’erede che riceve il bene più ricco diventa debitore di una somma prestabilita; così si evita la rescissione per lesione e si garantisce l’equità delle quote.
Un mini-caso emblematico
Immaginiamo Marta, vedova con due figli, Luca e Giulia. Possiede quattro immobili di valore diverso, ma nessuna liquidità. Decide di assegnarne due a ciascuno e, per pareggiare i conti, impone a Luca (che riceve i beni più preziosi) di versare 20 000 € a Giulia subito dopo l’apertura della successione. Questo pagamento non è parte dell’eredità: è un obbligo personale che nasce dal legato di conguaglio voluto da Marta.
Vantaggi e limiti dello strumento
Il conguaglio, insomma, è un rimedio “chirurgico” per aggiustare le differenze quando la natura stessa dei beni non consente partizioni matematiche. Tuttavia:
funziona solo se è davvero indispensabile all’uguaglianza;
non può trasformarsi in un modo per aggirare la ripartizione naturale attribuendo, per esempio, quasi tutti i beni a un solo erede e compensando l’altro con un importo sproporzionato;
resta soggetto alle azioni di tutela degli eredi (impugnazioni per lesione, riduzione, ecc.) se dovesse ledere le quote di legittima.
Conclusioni
Il conguaglio è una valvola di sicurezza che permette di bilanciare il valore delle porzioni ereditarie senza svendere immobili o beni indivisibili. Ma va usato con cura, perché un errore di calcolo o di forma può riaccendere conflitti tra familiari e mettere a rischio l’intera divisione.
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