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Come funziona il trust testamentario e perché può essere la soluzione giusta per te?

  • sofiazanelotti
  • 20 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Hai mai desiderato che i tuoi beni continuassero a seguire la rotta da te indicata, anche quando non potrai più guidare la nave? Il trust testamentario serve proprio a questo: è una clausola che permette al testatore di mettere al riparo l’eredità e di farla fruttare per chi ama, secondo regole precise.

trust testamentario

Le origini di un alleato insospettabile

Importato dal diritto anglosassone, il trust entra in Italia con la legge di ratifica della Convenzione de L’Aja del 1985. Da allora è diventato lo strumento più raffinato per governare il passaggio generazionale, grazie alla sua caratteristica principe: la separazione patrimoniale. In altre parole, ciò che confluisce nel trust non potrà essere toccato dai creditori personali del trustee né finirà nella sua comunione legale: il patrimonio rimane “congelato” per gli scopi fissati dal disponente.


Chi fa cosa dentro il trust

Il testatore (o settlor) affida alcuni beni al trustee, persona (o società fiduciaria) di assoluta fiducia che ne diventa proprietaria “funzionalizzata”: non può venderli o goderne liberamente, ma deve amministrarli nell’interesse del beneficiario o per realizzare un fine indicato dal testatore. Pensala come una staffetta: il testatore passa il testimone al trustee, il quale corre fino al traguardo fissato dal programma del trust, dove attende il beneficiario.


Quando il trust nasce dal testamento

La Convenzione consente di costituirlo «per atto tra vivi o mortis causa». Nel testamento, dunque, puoi nominare il trustee erede o legatario e, nella stessa disposizione, dettare le regole di gestione: durata, rendicontazione, sostituzione del trustee se non rispetta il mandato. Così i tuoi beni si trasformano in una piccola impresa con un amministratore dedicato che opera per il futuro dei tuoi cari, invece di cadere subito sotto la loro (talvolta inesperta) disponibilità.


Una storia che potresti aver già sentito

Immagina Laura, madre di due ragazzi ancora minorenni e titolare di un’azienda agricola nelle Langhe. Teme che, qualora le capitasse qualcosa, l’impresa finisca rapidamente smembrata o venduta. Nel suo testamento indica l’amico commercialista come trustee, trasferendogli l’azienda con l’obbligo di versare ai figli solo gli utili necessari agli studi fino al compimento dei venticinque anni. Il trust le assicura che la proprietà resta compatta e produttiva finché i ragazzi saranno abbastanza maturi per gestirla.


Il dibattito giuridico: erede o semplice gestore?

Una parte della dottrina sostiene che il trustee, non godendo del vantaggio economico, non dovrebbe assumere la qualifica di erede ― onde evitare che risponda illimitatamente dei debiti ereditari. Altri autori replicano che, in realtà, l’unico destinatario dei benefici è il beneficiario, il quale meriterebbe lo status di erede. La discussione resta aperta, ma in pratica la maggioranza delle pianificazioni attribuisce al trustee la titolarità formale e affida al beneficiario i frutti, nel rispetto delle quote di successione legittima.


Riservatezza sì, ma con cautela

Talvolta il testatore preferisce inserire nel testamento solo la nomina del trustee, demandando le istruzioni operative a un atto separato e segreto. Questa tecnica tutela la privacy familiare, ma limita l’opponibilità del vincolo verso i terzi. Senza un minimo di pubblicità (per esempio, trascrizione dell’atto o annotazione nei registri) i creditori potrebbero agire sui beni, vanificando la protezione.


Il tuo passo successivo

Il trust testamentario non è un giocattolo da montare senza manuale: richiede una strategia, una corretta scelta della legge regolatrice e un preciso bilanciamento fiscale. Vuoi capire se fa al caso tuo? ForLife è pronta ad ascoltarti e a plasmare insieme a te lo strumento più adatto alla tua famiglia. Prenota ora una consulenza e visita il nostro sito www.forlifesrl.com

 
 
 

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