top of page

Come funziona l’azione di riduzione dell’eredità?

  • sofiazanelotti
  • 29 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

La legge tutela i legittimari, ovvero quei familiari stretti (come figli e coniugi) ai quali spetta di diritto una parte minima dell’eredità, detta quota di legittima. Può capitare però che il defunto abbia disposto dei propri beni in modo tale da violare questa quota, magari lasciando tutto il patrimonio a persone estranee o facendo donazioni eccessive quando era ancora in vita.


In questi casi, la legge consente ai legittimari che si sentono lesi o addirittura esclusi, di agire attraverso l’azione di riduzione per ottenere ciò che gli spetta di diritto.


azione riduzione

Validità ed efficacia delle disposizioni lesive

Un punto fondamentale da chiarire è che le disposizioni lesive (donazioni e testamenti che violano la quota di legittima) non sono nulle, come qualcuno potrebbe pensare. Al contrario, esse sono valide ed efficaci, almeno fino a quando il legittimario non si attiva per contestarle.


Per fare un esempio pratico, se un padre lascia tutto il patrimonio al figlio minore, escludendo totalmente il figlio maggiore, quest’ultimo non può semplicemente considerare nullo il testamento: deve necessariamente esercitare un’azione di riduzione davanti a un giudice.


La sentenza di riduzione: non è una semplice dichiarazione

A conclusione del giudizio, se viene accertato che effettivamente c’è stata una lesione della quota riservata, il giudice pronuncia una sentenza che modifica la situazione precedente. Questa sentenza, detta tecnicamente costitutiva, non si limita semplicemente a dichiarare che una disposizione è lesiva, ma produce direttamente effetti concreti, riducendo o annullando gli effetti della disposizione lesiva.

Quindi non si tratta di una semplice verifica: la decisione del giudice è fondamentale perché crea una nuova situazione giuridica, garantendo al legittimario la sua quota.


Il diritto del legittimario: chiarimenti pratici

C’è spesso un po’ di confusione sulla natura del diritto del legittimario. Alcuni credono, sbagliando, che questo diritto comporti automaticamente la qualità di erede. In realtà, il legittimario ha diritto a una quota minima del patrimonio, che può essere ottenuta solo dopo l’esito positivo del giudizio di riduzione.

Facciamo un esempio: Mario muore lasciando un patrimonio molto ridotto perché in vita aveva già donato quasi tutti i suoi beni alla sua compagna. Se i figli ritengono che queste donazioni abbiano superato la quota disponibile, possono agire in riduzione e recuperare la loro legittima direttamente da queste donazioni. Attenzione però: il diritto del legittimario non include automaticamente l’obbligo di pagare i debiti del defunto oltre certi limiti, evidenziando quindi che il diritto alla legittima non è equiparabile a quello tipico di un erede universale.


Effetti del giudizio di riduzione sui terzi

Una caratteristica particolare del giudizio di riduzione è il modo in cui esso può colpire anche soggetti terzi, che magari avevano acquistato i beni dai beneficiari delle disposizioni lesive. Dopo che la sentenza diventa definitiva, il legittimario può pretendere direttamente da questi terzi la restituzione dei beni, se non riesce a ottenerli dal primo beneficiario.


Un esempio aiuta a capire

se un padre dona un immobile al figlio che poi lo vende, e in seguito alla morte del padre la donazione risulta lesiva, il legittimario potrebbe rivalersi sul terzo acquirente, anche se questi non ha alcuna responsabilità diretta, purché la situazione sia accertata da una sentenza definitiva.


Hai bisogno di chiarimenti o supporto per un caso specifico?

La tutela dei diritti ereditari può sembrare complessa, ma affidandoti a esperti puoi proteggere i tuoi diritti con serenità. Contatta ForLife per una consulenza personalizzata e scopri come agire concretamente per difendere la tua quota di legittima.

 
 
 

Commenti


bottom of page