Come si calcola la quota di legittima in una successione
- sofiazanelotti
- 10 ago
- Tempo di lettura: 3 min
Quando si parla di eredità e, in particolare, di quota di legittima, si entra in uno dei temi più delicati del diritto successorio. Non si tratta solo di numeri: dietro a ogni calcolo ci sono storie familiari, donazioni fatte in vita, debiti da considerare e, talvolta, rapporti non sempre lineari.
In questo articolo spieghiamo in modo chiaro come si calcola la quota di legittima che la legge riserva ai legittimari — cioè coniuge, figli e, in mancanza di questi, i genitori — e quali passaggi bisogna seguire per verificare se è stata rispettata o violata.

Da dove si parte: relictum, debiti e donatum
Il punto di partenza è l’art. 556 del Codice Civile, che detta una vera e propria “formula” di calcolo: Relictum – Debiti + Donatum Vediamo cosa significa.
Il relictum è il valore di tutti i beni che il defunto possedeva al momento della morte: immobili, conti correnti, partecipazioni in società, crediti, beni aziendali. Se, ad esempio, nel patrimonio c’è un’azienda, non si valutano solo i singoli beni, ma anche l’avviamento e la reputazione sul mercato.
Da questa massa si sottraggono i debiti: mutui, prestiti, spese funebri, costi per l’accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario, e così via. Non si tolgono invece i legati, perché non sono veri e propri debiti dell’eredità ma attribuzioni liberali a carico degli eredi.
Infine, si aggiunge il donatum, cioè il valore dei beni che il defunto ha donato in vita o trasferito tramite liberalità indirette. Questa “riunione fittizia” serve a calcolare la quota di legittima come se i beni donati fossero ancora nel patrimonio, senza però toglierli materialmente a chi li ha ricevuti (a meno che non si debba agire con la riduzione).
Perché la legge fa anche i conti con il passato
Molti pensano che la legittima si calcoli solo sui beni lasciati alla morte, ma la legge tutela i legittimari anche rispetto a donazioni fatte anni prima.
Esempio: se un genitore ha regalato in vita un appartamento a un figlio, quel bene rientra nel conteggio per capire se gli altri figli sono stati rispettati nei loro diritti. Non importa se il bene oggi è ancora lì o se è stato venduto: si considera il suo valore al momento dell’apertura della successione.
E i patti di famiglia?
Caso particolare sono i patti di famiglia, usati per trasferire aziende o quote societarie a un discendente, liquidando subito gli altri legittimari. Qui la dottrina è divisa: per alcuni il valore dell’azienda va sommato al calcolo come per le donazioni; per altri, invece, resta fuori perché il patto serve proprio a chiudere ogni futura contestazione.
In pratica, la questione va valutata caso per caso, soprattutto quando l’azienda è il cuore del patrimonio familiare.
Come si arriva alla quota di legittima
Una volta ottenuto il valore complessivo con la formula relictum – debiti + donatum, si applicano le percentuali stabilite dal codice in base alla composizione della famiglia.
Queste percentuali indicano la quota di riserva netta: l’utile minimo che deve andare ai legittimari. Per capire quanta parte dell’eredità deve essere loro attribuita materialmente (lordo dei debiti), bisogna fare un ulteriore passaggio proporzionale.
Un calcolo tecnico ma dal forte impatto pratico
Il calcolo della quota di legittima non è un’operazione puramente matematica: è un passaggio fondamentale per capire se un testamento o le donazioni fatte in vita rispettano la legge.
Errori di valutazione possono portare a azioni di riduzione, cause ereditarie e tensioni familiari.
Ecco perché è importante farsi assistere da un professionista che sappia leggere i numeri, ma anche interpretare correttamente le norme. Se vuoi verificare se la tua eredità (o quella di un tuo familiare) rispetta le quote di legge, o se temi di essere stato leso nei tuoi diritti di legittimario, il team di ForLife può aiutarti a fare chiarezza con un’analisi accurata e personalizzata. Prenota ora una consulenza e visita il nostro sito www.forlifesrl.com



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