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Conto corrente cointestato e successione: cosa accade ai soldi in banca dopo un decesso?

  • sofiazanelotti
  • 7 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Il conto corrente bancario è, a tutti gli effetti, un contratto: il correntista deposita denaro (la provvista) e la banca si impegna a restituirlo quando richiesto. Finché il titolare è in vita, la questione è semplice. Alla sua morte, invece, il diritto di credito verso la banca “passa” automaticamente agli eredi. Immagina Primo che versa i risparmi di una vita su Banca Alfa: quando Primo non c’è più, i figli subentrano nello stesso identico diritto di riavere quel denaro.

conto successione

Conto corrente cointestato: la presunzione delle “quote uguali” della successione

Molti anziani affiancano un familiare sul conto per comodità. È il caso di Tizio che cointesta il conto al figlio Caio solo per farsi aiutare con le bollette. Nella pratica, però, la legge (artt. 1298 e 1854 c.c.) presume che ciascun intestatario abbia versato metà del saldo: è la presunzione di contitolarità paritaria.


Se, in realtà, i soldi li ha versati solo Tizio, gli eredi dovranno dimostrarlo – per esempio con estratti conto, bonifici o testimonianze – per rivendicare l’intera somma. Senza questa prova, la banca distribuirà il saldo “a metà” fra Caio e la massa ereditaria.


Il “muro” dell’art. 48 TUS

Prima di pagare, la banca deve vedere la dichiarazione di successione (art. 48 d.lgs. 346/1990).

È un vero blocco legale: senza quel documento l’intermediario non può liquidare neppure un centesimo, neanche all’altro cointestatario. L’Arbitro Bancario Finanziario ha confermato più volte che la denuncia di successione “fai-da-te” non basta: serve anche un atto notorio o una dichiarazione sostitutiva per provare chi sono davvero gli aventi diritto. Morale: preparare bene la pratica evita mesi di stallo e interessi che “mangiano” il patrimonio.


Cassette di sicurezza: un tesoro da aprire con cautela

Gioielli, lingotti, quadri: quando una cassetta è cointestata, tutto il contenuto si presume diviso in parti uguali fra i depositanti. Se i coniugi Tizio e Tizia custodiscono insieme gioielli di lei e orologi di lui, alla morte di Tizio gli orologi cadono interamente in successione, mentre i gioielli potrebbero restare fuori, purché Tizia provi che erano solo suoi. Anche qui la banca, prima di aprire la cassetta, chiederà la dichiarazione di successione e la presenza (o delega) degli eredi: un passaggio spesso sottovalutato che può rallentare la divisione dell’asse ereditario.


Mini-caso: “Quei diecimila euro erano di papà, non miei

Caio si presenta in filiale il giorno dopo il funerale di Tizio e chiede di prelevare 10.000 €. L’impiegato rifiuta: «Serve la successione». Caio insiste: «Ma il conto è anche mio!». Dopo due mesi di pratica, emerge che tutti i versamenti portavano la firma di Tizio; Caio non aveva mai toccato il conto. Grazie a estratti e ricevute, i fratelli ottengono l’intero saldo sull’asse ereditario, a discapito della “quota” presunta del figlio cointestatario. Un esempio che mostra quanto sia importante conservare la documentazione bancaria.


Conclusioni: come mettere al sicuro il patrimonio familiare

La gestione di conti correnti cointestati, cassette di sicurezza e documentazione successoria è un percorso a ostacoli: presunzioni legali, prove contrarie, blocchi fiscali. Conoscere le regole è il primo passo per evitare errori costosi; il secondo è farsi guidare da professionisti che parlano la tua lingua.


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