Cosa sono i patti successori e perché sono vietati in Italia?
- sofiazanelotti
- 18 ago
- Tempo di lettura: 4 min
Quando si parla di successioni ereditarie, uno dei temi più discussi e forse meno conosciuti riguarda i patti successori. Si tratta di accordi con i quali una persona, ancora in vita, decide in anticipo come disporre dei propri beni o addirittura rinuncia o trasferisce diritti che potrebbero spettargli da una futura eredità.
La legge italiana, però, è molto chiara: i patti successori sono vietati. Ma perché il nostro ordinamento ha deciso di vietare questi accordi? E quali rischi si nascondono dietro a simili pratiche?

Cosa sono i patti successori e perché sono vietati in Italia?
Quando si parla di successioni ereditarie, uno dei temi più discussi e forse meno conosciuti riguarda i patti successori. Si tratta di accordi con i quali una persona, ancora in vita, decide in anticipo come disporre dei propri beni o addirittura rinuncia o trasferisce diritti che potrebbero spettargli da una futura eredità.
La legge italiana, però, è molto chiara: i patti successori sono vietati. Ma perché il nostro ordinamento ha deciso di vietare questi accordi? E quali rischi si nascondono dietro a simili pratiche?
Il divieto dei patti successori: cosa dice la legge
L’articolo 458 del Codice Civile afferma che «è nulla ogni convenzione con cui taluno dispone della propria successione». Questo significa che ogni contratto con cui una persona regola la propria eredità tramite accordo con altri (e non attraverso un testamento) è nullo e non produce alcun effetto.
Allo stesso modo, è vietato anche disporre o rinunciare a diritti legati a una successione non ancora aperta, ossia quando la persona da cui si erediterà è ancora in vita.
Lo scopo del legislatore è duplice: da un lato, proteggere la libertà del futuro testatore di cambiare idea fino all’ultimo momento; dall’altro, evitare pericolosi abusi economici e morali.
Le tre forme di patti successori vietati
Per capire meglio la portata del divieto, è utile distinguere tra le tre tipologie di patti successori riconosciute dalla dottrina.
1. Patti successori istitutivi
Sono contratti con cui il futuro ereditando stabilisce in anticipo chi erediterà i suoi beni, con effetti vincolanti per entrambe le parti.
Un esempio pratico: Tizio firma un contratto con Caio in cui gli promette la proprietà di un quadro alla sua morte. Se Tizio cambia idea e vorrebbe lasciare il bene a un altro erede, non potrebbe più farlo liberamente, perché il contratto lo vincola.
Questo andrebbe contro il principio fondamentale del testamento, che è per sua natura revocabile in ogni momento.
2. Patti successori dispositivi
In questo caso, è l’erede potenziale a disporre anticipatamente di beni che ancora non ha ricevuto.
Immaginiamo Tizio, che presume di ereditare un appartamento dallo zio Sempronio, e decide di venderlo subito a Caio. Un simile accordo sarebbe nullo perché Tizio non è ancora proprietario di quell’immobile e potrebbe non diventarlo mai.
Il legislatore vuole così evitare comportamenti rischiosi o speculativi e soprattutto la cosiddetta captatio mortis, ossia il desiderio che il futuro ereditando muoia presto per incassare l’eredità.
3. Patti successori rinunciativi
Sono gli accordi con cui un soggetto rinuncia preventivamente a un’eredità che gli spetterebbe in futuro.
Si pensi al caso del figlio che dichiara di rinunciare, in vita del padre, ai suoi diritti successori. Anche questa ipotesi è vietata perché nessuno può privarsi di un diritto prima di sapere quale sarà il suo reale contenuto.
E i cosiddetti patti successori “obbligatori”?
Non solo i patti successori “reali” sono vietati. Lo stesso vale anche per gli accordi obbligatori, cioè quegli impegni contrattuali che non dispongono subito dell’eredità ma vincolano a farlo in futuro.
Un esempio classico è l’assistente che ottiene dal proprio assistito la promessa di essere nominato erede in cambio delle cure prestate. Anche questo tipo di accordo è nullo perché produce lo stesso effetto vietato: limitare la libertà testamentaria.
Perché sono vietati i patti successori?
Dietro a questo divieto si nasconde una forte tutela di valori fondamentali. In particolare:
la libertà del testatore, che deve poter cambiare decisione fino all’ultimo istante di vita, senza essere vincolato da contratti irrevocabili;
la protezione degli eredi potenziali, che non possono svendere o rinunciare a diritti ancora incerti e di valore ignoto;
la prevenzione di pressioni indebite, come il rischio di interessi economici legati alla morte di una persona.
Un’eccezione importante: il patto di famiglia
Il legislatore ha fatto una sola eccezione al divieto: il patto di famiglia, introdotto con l’art. 768-bis c.c. Si tratta di uno strumento che consente all’imprenditore di trasferire l’azienda o le partecipazioni societarie a un discendente, garantendo così la continuità dell’impresa familiare.
Al di fuori di questa ipotesi specifica, ogni altro patto successorio rimane nullo.
Conclusione
I patti successori sono vietati in Italia perché mettono a rischio la libertà testamentaria e la tutela dei diritti degli eredi. Solo la legge e il testamento possono stabilire validamente chi erediterà e in quali condizioni.
Chiunque si trovi ad affrontare dubbi o situazioni particolari legate a successioni e donazioni deve sapere che muoversi senza la giusta consulenza può portare a nullità, contenziosi e perdite patrimoniali importanti.
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