Cosa succede se il possessore vende un bene ereditario? Ecco le regole per tutelare l’erede
- sofiazanelotti
- 2 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Benvenuti sul blog di ForLife, lo studio specializzato in successioni ereditarie. Quando una persona che crede (o si presenta) come erede vende un bene del defunto, la situazione può complicarsi se successivamente emerge il vero erede. In questa guida vedremo come il nostro ordinamento, attraverso gli artt. 534 e 535 c.c., regola la restituzione dei beni ereditari – o del loro corrispettivo – in caso di vendita da parte di un possessore in buona o mala fede.

L’azione di petizione d’eredità consente all’erede di ottenere la restituzione dei beni ereditari presso chiunque li detenga senza un valido titolo.
Ma cosa accade se il bene è già stato alienato a un terzo?
È possibile recuperarlo ugualmente?
Il Codice Civile disciplina due fattispecie:
Possessore in buona fede che vende il bene ereditario a titolo oneroso.
Possessore in mala fede o cessione a titolo gratuito.
A seconda dei casi, l’ordinamento italiano prevede obblighi di restituzione più o meno gravosi. Approfondiamo i singoli aspetti, facendo riferimento a esempi concreti.
Se il possessore in buona fede vende il bene ereditario
La norma stabilisce che, se il possessore è in buona fede (cioè era in errore credendo di essere erede o comunque di avere un diritto) e vende l’oggetto ereditario a un terzo, anch’egli in buona fede, è tenuto a restituire all’erede soltanto il prezzo ricevuto o, se non ha ancora incassato il corrispettivo, far subentrare l’erede nel suo diritto a riceverlo.
Esempio:
Filano si ritiene erroneamente erede di Tizio e vende un prezioso dipinto per 40.000 euro, anche se il vero valore stimato del quadro è 50.000 euro. Se Filano agisce in buona fede e il compratore è anch’esso in buona fede, quando emerge il legittimo erede (ad es. Caio), Filano dovrà restituire soltanto i 40.000 euro ottenuti dalla vendita. Non è tenuto a rimborsare ulteriori differenze di valore, né a procurarsi il dipinto per restituirlo.
Cessione a titolo gratuito o possessore in mala fede
La situazione cambia radicalmente quando:
il possessore non agisce in buona fede (sa di non essere erede, o comunque non può ignorarlo ragionevolmente);
la cessione avviene a titolo gratuito (donazione, scambio senza corrispettivo, ecc.).
In questi casi, l’art. 535 c.c. (richiamando le regole generali sulla rivendicazione) obbliga il venditore a:
Recuperare il bene ereditario a proprie spese, affinché possa riconsegnarlo al vero erede;
In alternativa, rimborsare il valore integrale del bene, non solo il prezzo realmente incassato.
Risarcire eventualmente anche i danni subiti dall’erede.
Esempio
Riprendendo il caso del dipinto: se Filano è in mala fede (era consapevole di non avere titolo) e vende il quadro per 40.000 euro pur conoscendone il valore di 50.000 euro, dovrà procurarselo indietro (restituendolo al vero erede) oppure pagare a Caio l’intero valore di 50.000 euro, oltre a eventuali danni.
Effetti sull’acquirente terzo
L’art. 534 c.c. tutela, in alcuni casi, l’acquisto a titolo oneroso compiuto da un terzo in buona fede da chi appare erede.
Erede apparente: se il venditore agisce in veste di “erede apparente” (cioè colui che, senza dolo, sia universalmente riconosciuto come erede), il terzo acquirente è protetto. L’erede vero, in questa circostanza, non potrà in linea di principio vantare pretese sul bene verso il terzo, ma potrà rivalersi solo sul venditore.
Unico obbligo: se l’erede non può agire contro l’acquirente, potrà tuttavia pretendere dal possessore venditore la restituzione del corrispettivo o, in caso di mala fede, l’intero valore e gli eventuali danni.
Cosa succede se il possessore usa denaro ereditario per comprare altro
L’art. 535 c.c. considera assimilabile la vendita di denaro ereditario (in senso lato) all’alienazione di un bene. Se il possessore utilizza soldi del de cuius per comprare un bene:
In buona fede, deve cedere all’erede il bene acquistato, o può trattenere tale bene pagando la somma originaria all’erede;
In mala fede, l’erede può pretendere la restituzione del denaro utilizzato oppure la consegna del bene comprato.
Conclusioni
Se un bene ereditario è venduto da un possessore che non è il vero erede, le conseguenze per la restituzione dipendono dalla buona o mala fede del venditore, nonché dalla natura del corrispettivo (oneroso o gratuito). La legge tende a proteggere il possessore in buona fede, limitandone l’obbligo alla restituzione del prezzo ricevuto, ma in caso di mala fede o cessione gratuita, il possessore può essere tenuto a rimborsare l’intero valore di mercato o addirittura recuperare il bene a sue spese.
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