Per valutare lo stato dei debiti è possibile rivolgersi a ForLife, mettiamo a tua disposizione professionisti e società specializzate nel capire quanti e quali debiti esistono.
Le eredità non portano con sé solo entrate, ma in molti casi anche i debiti accumulati in vita dal testamentario. Infatti, gli insoluti di un defunto arrivano direttamente agli eredi assieme alla parte attiva del patrimonio.
Ma è possibile non pagare i debiti ed ereditare arrivando alla prescrizione?
Solitamente, la pluralità degli eredi permette di spalmare i debiti del defunto tra chi accetta la successione. In linea di massima, la divisione del debito avviene su base proporzionale in diretta relazione con la quota ereditata dai successori. Ma perché i debiti passino agli eredi, questi devono prima fare un atto di accettazione dell’eredità. In caso contrario, i debiti possono restare insoluti.
Partendo da questa base, ciascun erede risponde dei debiti lasciati dal testamentario solo per la sua quota. Ciò significa che, una volta saldata la sua percentuale del debito, il creditore non potrà chiedere altri soldi se gli altri eredi non dovessero aver pagato la propria quota.
Imposte a responsabilità sociale
Una volta accettata l’eredità, chi non salda i debiti rischia un pignoramento. Per evitare che questo pignoramento possa estendersi ai beni personali, l’erede può accettare l’eredità con beneficio di inventario. Questo permette di rispondere alle insolvenze ereditate attingendo esclusivamente dal patrimonio ricevuto in successione.
Solo per alcune imposte è prevista la responsabilità sociale. Si tratta dei debiti riguardanti l’Irpef, l’Irap, le altre imposte sui redditi, l’imposta di successione e l’imposta di registro. Per queste insolvenze rispondono tutti gli eredi per l’intero importo. Il Fisco può dunque richiedere a ciascun erede l’intero pagamento di queste imposte. Nel momento in cui l’erede prescelto salda il debito, nella migliore delle ipotesi, si accorda con gli altri eredi per farsi rimborsare le rispettive quote.
Dieci anni di tempo
Per accettare o rinunciare a un’eredità, si hanno a disposizione dieci anni. Termine che si riduce per chi è in palese possesso dei beni del defunto (vedi conviventi). In questi casi, infatti, l’ereditario ha 40 giorni per stilare un inventario e tre mesi per comunicare la sua decisione in merito all’accettare o rifiutare l’eredità.
In ogni caso, fino a che non si accetta l’eredità, tutti gli insoluti del defunto restano tali. Pertanto, ogni richiesta di saldo da parte dei creditori può essere tranquillamente ignorata da quello che, ancora prima di divenire erede a tutti gli effetti, è considerato dalla legge semplicemente come “chiamato all’eredità”.
Come non pagare i debiti del defunto
Esiste però un modo per non pagare i debiti del testamentario? Sì, e a rivelarlo è una recentissima ordinanza della Cassazione. Il modo per non accollarsi gli insoluti del defunto risiede proprio nel non accettare l’eredità. Così facendo, come previsto dall’articolo 521 del Codice civile, chi rinuncia all’eredità non è responsabile dei debiti in essa contenuti.
Proprio nel rimanere “chiamato all’eredità” o nella rinuncia risiede il modo per non pagare i debiti del defunto. Infatti, contrariamente all’accettazione, la rinuncia all’eredità è revocabile. Se non sono decorsi dieci anni dal decesso del testamentario, chi ha rinunciato può sempre tornare sui suoi passi e accettare l’eredità. Questa prassi permette di accettare l’eredità anche nel momento in cui i debiti del defunto siano caduti in prescrizione o i creditori abbiano desistito nel ricorre ad azioni per incassare gli insoluti.
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